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Fu  così...

Denominata nei documenti d’archivio “Torre ubi dicitur la Pagliarola, torre in marittima constructa vel in marittima Castri Abatis, Torre della Marina del Castello dello Abate, ed in ultimo Torre Perrotti”, fu edificata, su disposizione regia, nella prima metà del secolo XVI, nei pressi  dell’antico porticciolo medioevale de “lu Traviersu”, nell’Antica ed omonima località della Pagliarola, vasta area pianeggiante delimitata dal mare e dalle pendici  del Monte Sant’Angelo, su cui fu costruito il Castello dell’Abate.

 

Dopo la caduta dei Sanseverino, la Torre passò nelle mani di varie e potenti famiglie di feudatari (Caracciolo, Carafa, Freccia, Filomarino) per essere definitivamente requisita dalla Regia Corte, perché ritenuta indispensabile per il controllo dei traffici commerciali e per la difesa del litorale dagli attacchi dei Turchi.

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Agli inizi del secolo XVI subì la sua prima trasformazione:
la Torre Angioina fu inglobata in “una vicereale di forma tronco-piramidale, con apparato a sporgere nei  controscarpa, con cinque troniere ed una piazza d’armi quadrangolare”.

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La base della torre fu posta su un alto sperone di roccia per rimarcare maggiormente la sua altezza e potenziare il suo raggio di visibilità e di azione, mentre l’interno fu composto da due ambienti sovrapposti, uno per piano, coperti con volte murarie, girate a botte ortogonalmente tra loro, e fu dotata di quattro aperture per la luce e l’aria.

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La parte inferiore, invece, fu adibita a locale per stallaggio e la custodia delle armi.

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Il 19 giugno 1625 “verso le quattro hore di notte” sei galere di Turchi sbarcarono nei pressi dell’antico porticciolo e assalirono la Torre, che era stata abbandonata dal Torriere Alonso Paradillo e dal mastro fabbricatore Francesco Salzano di Cava, addetto alla guardia e fu messa a soqquadro dalla ferocia degli assalitori, danneggiandola in più parti.

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Fu disposta, perciò, per la sicurezza degli abitanti la sua riparazione e di provvederla per la difesa “di quattro pezzi di artiglieria”.

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Fu custodita nel tempo dai torrieri spagnoli Alfonso Valdez, Alonso Paradillo (1592 – 1611) e Cesare Schalera (fine secolo XVII).

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Nel 1776, durante l’ispezione di provetti architetti ed ingegneri, inviati da Carlo III di Borbone, la torre fu trovata abbisognevole di accomodi e l’allora proprietario, Barone Del Galdo, fu tenuto al pagamento di
“89 ducati” per la sua riattazione.

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Durante il governo di Gioacchino Murat fu requisita ai vecchi proprietari e passò in possesso del Demanio.

Abbandonata a sé stessa, cadente e fatiscente “diruta e logorata dal tempo e dal mare, non capace di servizi” fu acquistata dal barone Tommaso Perrotti nel 1820 che portò a termine l’opera di ristrutturazione e unì la struttura muraria della fortezza al suo Palazzo Gentilizio.

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Il 14 maggio del 1838 fu visitata dal giovane pittore inglese J.A.Strutt che la immortalò in due sue splendide stampe, riportate nel suo diario di viaggio “A pedestrian tour” che la resero rinomata anche oltre i confini del regno d’Italia.

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Alla fine dell’ottocento il geologo pugliese Cosimo de Giorgi nel suo “Viaggio nel Cilento”, affermò che “una vecchia Torre di costa del XVI secolo è divenuta il belvedere del Palazzo Perrotti".

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Attualmente, in ottimo stato di conservazione, è assurta a simbolo della bellezza paesaggistica del territorio ed è immortalata dai flash dei fotografi e dei turisti di tutto il mondo.

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Viene anche utilizzata per incontri culturali, serate musicali, mostre pittoriche, eventi e cerimonie.

E’ un monumento di inestimabile valore storico che continua imperituramente, nonostante l’edace fuga del tempo, a vivere e a raccontare nuove storie e nuove vicende.

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Oggi la Torre Perrotti è stata riconosciuta Bene Culturale da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che ha ravvisato l'interesse storico e architettonico nonchè l'importanza storica.

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